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25 gennaio 2010 Visualizzazioni: 579 Eventi, Focus

Camp KDE 2010: hacker ed utenti si incontrano

Sabato, il primo giorno del Camp KDE 2010 in San Diego, è iniziato con una breve introduzione di Jeff Mitchell. Jeff, che è il principale organizzatore della conferenza, ci ha spiegato un po’ della storia del Camp KDE, dato alcune statistiche per quel che riguarda la comunità di KDE e concluso dicendo che se il tasso di crescita della comunità manterrà l’andamento ci si ritroverà nel 2050 con circa 6 miliardi di sviluppatori. Proseguendo sul tema ha introdotto il discorso della migrazione a Git e della prossima versione che sarà rilasciata, KDE SC 4.4. Jeff ha poi ha dato idea delle presentazioni che sarebbero seguite, incluso il lavoro di KDE-su-Windows, KOffice e la tecnologia KDE su dispositivi mobili.


Il prossimo anno sarà eccitante e vedrà molti miglioramenti, finalmente disponibili all’utente, di ciò che si è fatto. Leggendo le recensioni di diverse grosse notizie uscite recentemente, come IT News Today, CNET e Linux Journal, è chiaro che la nostra visione si sta diffondendo ampiamente. Le persone stanno iniziando a capire in che direzione ci muoviamo. Ciò porterà ad avere sviluppatori più interessati che vogliono trovarsi nel momento più interessante d’innovazione tecnologica – e la comunità KDE sarà l’occasione. Alla fine, un grande ringraziamento è andato agli sponsor: Collabora, froglogic, Google, KDAB, l’infrastruttura di sviluppo Qt di Nokia, UCSD, KDE e.V. Un ringraziamento è andato anche alle altre persone che hanno aiutato Jeff a organizzare l’evento come sviluppatori Web e il mago delle fotocamere Leo Franchi, l’artista-ninja Eugene Trounev e il liason UCSD e il coltellino svizzero Andrew Huyng parte della squadra locale.

Philip Bourne sul fomato aperto dei dati

Il professore Philip Bourne ha fatto la sua presentazione d’apertura sul formato aperto dei dati. Philip Bourne è un biologo computazionale che nel 2009 ha vinto il premio Award Benjamin Franklin, inoltre è il principale fautore per l’accesso libero ai dati. È stato nel campo IT (ndr. Information Technology) per oltre 13 anni, poi è diventato professore e ricercatore in biologia computazionale. Attualmente la sua squadra distribuisce un ammontare di dati scientifici equivalente a un quarto della Biblioteca del Congresso ogni mese. Philip Bourne è un grande fautore della trasparenza, sia del codice sorgente che dei dati. Particolarmente quando questi dati e il codice scritto sono stati finanziati con soldi pubblici: è semplicemente sbagliato renderli proprietari. Crede che l’apertura porti a grandi vantaggi per qualsiasi tipo di contenuto, visto che ne beneficiano insegnamento e crescita, senza discriminare. Grazie a queste idee è stato coinvolto con la Biblioteca pubblica di Scienze in un progetto per  liberare dati scientifici e paper.

Philip ha fortemente sottolineato qualcosa che considera cruciale per uno sviluppo aperto e libero sostenibile (sia che si tratti di codice che di dati): un modello di business buono. Non parla di un modello monetario di per se, ma di almeno qualcosa che ricompensa le persone e dà loro un motivo per contribuire a far andare avanti le cose. Senza un tale modello, o piuttosto una varietà di modelli circostanti un comunità che lavora su qualcosa, le cose non resteranno sempre le stesse. C’è il grosso rischio che interessi commerciali rilevino tutto – è successo con molte comunità scientifiche. Cinquanta anni fa il codice era condiviso liberamente, come lo erano i dati. Le riviste erano economiche, e tutti avevano accesso ai dati usati nella ricerca scientifica. Philip ha presentato un grafico che mostra i costi dei giornali scientifici per le università negli ultimi 50 anni e si evinceva il fatto che si andava da quasi zero a molte centinaia di milioni per anno. Se si pensa non ha senso – i ricercatori che hanno scritto gli articoli sono pagati dai contribuenti per scriverli, e fanno revisione degli articoli l’un dell’altro gratuitamente. Perché dobbiamo pagare per questo?

Il professore attualmente sta lavorando con una varietà di organizzazioni e persone per migliorare il modo in cui la scienza è divulgata e compresa. Philip crede che attraverso l’apertura si possa incrementare il numero di persone interessate e coinvolte con la scienza. In questo modo non si  incrementa solo l’ammontare dei dati disponibili, ma anche dello sviluppo della conoscenza. Testuali parole di Phillips: “Credo nell’accesso aperto, se largamente accettato, potrebbe cambiare il modo in cui la cultura lavora”.

Una chiave importante per l’apertura sono le licenze. Pubmed usa la Creative Commons, che richiede che tutti i dati debbano essere disponibili liberamente in linea, senza restrizioni e in una varietà di formati. Il copyright, comunque, resta dell’autore e se si usa l’attribuzione dei dati allora deve essere data agli autori originali. Un importante obiettivo alle spalle di questo è la possibilità di fare integrazioni. Seguendo la popolarità di Youtube, su Scivee.tv è stato sviluppato un sito web 2.0 di video scientifici che fornisce un’integrazione tra video, paper e altri contenuti. L’autore parla del suo paper e nel frattempo il sito mostra quello di cui viene discusso. E funziona anche dall’altro lato – se qualcosa nel paper non è chiaro, puoi farci clic e il video si sposterà in quel punto.

Una discussione più recente riguarda l’uso di etichette e collegamenti semantici, dove un paper può diventare un’interfaccia a una grossa montagna di relativa conoscenza. Attualmente Philip cerca modi per integrare l’etichettatura semantica nel processo di scrittura scientifica, nonché sviluppare incentivi corretti per motivare gli autori a farlo. Finalizzando il suo intervento, ha ricordato dei suoi tre punti da portare a casa. L’apertura non dipende dal tipo di contesto, serve un modello di business sostenibile che promuova nuovi modi di imparare e comprendere.

Distribuzione del Software Libero

Dopo la presentazione, Helio Chissini de Castro e Will Stephenson hanno preso la parola. Il primo intervento è stato di Helio e ha parlato del lavoro che le distribuzioni stanno facendo. Recentemente la cooperazione è la grande cosa su cui stanno puntando le distribuzioni – ciascuna affronta le stesse, o simili, questioni, e parlarne con gli altri semplifica e permette di risolvere più velocemente le problematiche. Una vittoria doppia per tutte le parti coinvolte. Le distribuzioni hanno sempre avuto difficoltà a lavorare con i rilasci, e Helio spiega che l’unica via per farlo bene è quella di essere persistenti, forse anche noiosi a volte, e continuare a mantenere la pressione. Helio ha espresso le proprie idee sul futuro delle distribuzioni. I Desktop non sono più solo dispositivi. KDE è ben preparata a ciò – abbiamo creato una infrastruttura per costruire velocemente un’unica interfaccia – esattamente come i produttori di dispositivi vogliono. Non tutti vogliono la stessa interfaccia, ma possono creare qualcosa di unico per se stessi. KDE dà gli strumenti per farlo in modo efficace e quindi una grande opportunità alle distribuzioni.

Will – creatore di pacchetti e sviluppatore di openSUSE – ha aggiunto spiegando perché il Software Libero avrà molto successo e perché siamo dal lato giusto della barricata. Ha iniziato con quello che le distribuzioni fanno – selezionando il software, decidendone le versioni, dividendo, integrando cose, preconfigurando il software, facendo manutenzione e stabilizzando le applicazioni e, finalmente, creando i pacchetti e aggiungendoli alla loro infrastruttura per gestirli, includendo la configurazione hardware e uno strumento di installazione. Correggono i bug per i rilasci. Scovano e correggono problemi legati alla sicurezza. Le distribuzioni raccolgono i suggerimenti degli utenti e li risistemano per i rilasci, inoltre lavorano sulle questioni legali e sulle licenze. Ultimo, ma non meno importante, le distribuzioni forniscono servizi come il supporto per più anni e la manutenzione e aiutano i loro clienti con il deployment aziendale.

Dopo aver citato un’estenuante lista di verifiche varie che si fanno nello sviluppo di una distribuzione, Will disegna sulla lavagna ripercorrendo la storia delle distribuzioni e del loro lavoro. Ha insistito sul fatto che si deve lavorare assieme alla distribuzioni, calarsi nelle situazioni gli uni degli altri e lavorare con il social web a cui si appartiene. Il problema è che non possiamo molto con risorse limitate, inoltre il successo che abbiamo ottenuto ha guidato le aspettative dell’utente finale a crescere sempre di più, al punto che non possiamo continuare a mantenere il passo. Ci sono tre possibili soluzioni per questa cosa:

  1. ridurre le aspettative;
  2. smettere di lavorare su questa cosa e arrendersi al web;
  3. portare più utenti a contribuire.

Certamente bisogna concentrarsi sulla terza opzione – ottenere maggiori risorse e semplicemente diventare migliori. Le richieste e le abilità ci sono, ma bisogna lavorarci e fare di più con loro. Queste conclusioni si sono trasformate velocemente in una discussione con tutti gli uditori dell’intervento su come far accorrere nuovi utenti che possano contribuire.

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