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9 luglio 2014 Visualizzazioni: 1172 Al Bar, Business, Copertina, Software, Tecnologia

Quando il FOSS ti fa risparmiare 10 milioni di euro

Tiriamo le somme sul progetto che ha visto il Comune di Monaco migrare verso il Free Open Source Software: in pochi anni, ben 10 milioni di euro risparmiati. E l’Italia sta a guardare.


Il passaggio a software Open Source dovrebbe essere, specialmente in tempi di crisi, una procedura forzata per tutti gli enti pubblici, italiani e non. Eppure, la quasi totalità delle pubbliche amministrazioni continua a vedere Linux e il FOSS con un po’ di diffidenza: paura di dover investire troppo in formazione dei dipendenti (spesso rimasti ai tempi della preistoria informatica)? Interessi economici di mezzo (vedasi licenze di software e piattaforme proprietarie)?

Che sia per un motivo o per un altro, sta di fatto che quotidianamente la pubblica amministrazione mette le mani in tasca (ai cittadini) per ammodernare, manutenere e creare infrastrutture informatiche che sono quasi sempre su base proprietaria.

E mentre come direbbe il grande Antonio de Curtis (in arte Totò) “io pago!”, in altri Paesi c’è chi ha dato un taglio netto al passato migrando verso il FOSS. Stiamo parlando del Comune di Monaco di Baviera che, come molti di noi sapranno già, ha avviato ormai da diversi anni (esattamente dal 2003) una campagna di migrazione. E in un totale di circa 11 anni, le casse del comune hanno risparmiato ben 10 milioni di euro: in media, un milione di euro all’anno.

Tuttavia, ma prima vera fase di migrazione iniziò nel 2006, quando il Comune di Monaco decise di prendere in considerazione Debian in sostituzione di Windows. Questo, però, solo per alcune postazioni. In tutte le altre rimase l’OS di casa Microsoft affiancato però da suite d’ufficio (OpenOffice.org), browser (Mozilla Firefox) e client e-mail (Mozilla Thunderbird) Open.

Una manciata di anni più avanti, però, qualcuno decise che Debian non era la soluzione ideale per porre fine a Microsoft Windows: così, i responsabili del progetto passarono a Ubuntu, ma in una sua release appositamente personalizzata battezzata con il nome in codice LiMux. Da quel momento, il progetto divenne davvero realtà, sfociando in un qualcosa di magnifico che farebbe emozionare qualsiasi appassionato di FOSS. Il comune di Monaco, in pochi anni, ce l’ha fatta. Ce l’ha fatta portando a fondo un duro colpo alle soluzioni proprietarie. Ce l’ha fatta tirando uno schiaffo (ben assestato alla crisi). Ma ce l’ha fatta soprattutto rimboccandosi le maniche e credendoci davvero.

Allo stato attuale, nel Comune di Monaco, gira LiMux nella sua release 4, una versione basata su Kubuntu 10.04 LTS e che utilizza l’ambiente desktop KDE 3.5. Ma ben presto, LiMux 5 farà il suo debutto ufficiale e sarà basata su Kubuntu 12.04 LTS e userà KDE 4. Uno sviluppo che continua dunque. E se da un lato questo è un costo, dall’altro fa comunque risparmiare diversi zeri all’amministrazione. Come già detto, 10 milioni di euro. Lo ripetiamo: 10 milioni di euro. Una cifra che, giusto per azzittire i più scettici, include anche i costi di formazione, gestione e supporto.

Peter Hofmann, responsabile del progetto afferma:

I bassi costi, la libertà del software Open Source e il supporto continuo per l’hardware e le applicazioni di cui necessitiamo, sono stati gli elementi cruciali per il successo di questo progetto. Più importante è stato il sostegno dei nostri politici durante l’intero progetto.

Già, il sostegno dei politici. Purtroppo non dei nostri.

limux-4-kde-desktop

Fonte: OMG! Ubuntu!

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  • Francesco Mastrolembo

    Concordo con quasi la totalità dell’articolo, ma dire che l’Italia sta a guardare è ingeneroso: con il decreto Crescita 2.0 (governo Monti) e con il decreto del Fare (governo Letta) è stato introdotto l’obbligo per la pubblica amministrazione di rivolgersi a soluzioni più economiche ed open source e di ricorrere a sistemi proprietari là dove non è proprio possibile trovare un prodotto differente.. Si può rimproverare lentezza, ma non certo indifferenza :)

    • Fabio

      Ciao,
      se come me lavori in una PA sai bene che la lentezza è l’arma preferita per non dire “no” ad un cambiamento ma impedirlo di fatto. Nonostante tanti tecnici dipendenti che si impegnano ogni giorno per provare a cambiare qualcosa, mettere i bastoni tra le ruote è l’ordinaria amministrazione. Purtroppo abbiamo una classe dirigente (politica e non) che nella maggioranza dei casi o è incompetente o ha degli interessi non proprio cristallini da difendere.

    • jack

      In itaglia si legifera con leggerezza e supponenza, oscurando ampiamente il fatto che qualcuno “se ne sia occupato”.