> MENU
ver16screen

Stunt Rally 1.7 per Linux, ben 91 circuiti e...

gnome3-6

Gnome 3.6: ecco tutte le novità dell’ultimo rilascio

27 settembre 2012 Visualizzazioni: 738 Copertina, Software

Utenti in rivolta: troppo Amazon nelle ricerche di Ubuntu

Già a partire dalla nuova Ubuntu 12.10, nei risultati di ricerca appariranno prodotti di Amazon e Ubuntu One Music Store. Sul Web è già rivolta.

Pochi giorni ci separano dal rilascio ufficiale della nuova release 12.10 di Ubuntu, questa volta battezzata con il nome in codice Quantal Quetzal. E numerose sono già le notizie che lasciano l’amaro in bocca a tutti i fan di una delle distribuzioni più diffuse. Tralasciando l’annosa vicenda legata al presunto cambio di boot loader (in un primo momento in casa Canonical si era pensato di eliminare GRUB per fare largo a EFILinux), a destare numerose perplessità c’è il nuovo accordo siglato tra il colosso dell’e-commerce Amazon e la stessa Canonical.

Complice l’ambiente desktop Unity, molti degli utenti Ubuntu utilizzano quotidianamente la Dash per ricercare software installati nel sistema o file memorizzati sul disco rigido. A partire dalla nuova release 12.10, però, il sistema di ricerca verrà esteso, fino a mostrare anche risultati provenienti proprio alle pagine di Amazon! In poche parole, la filosofia sembra proprio essere quella del “compra ciò che non hai”. Inutile nascondere che sul Web è già battaglia aperta.

Vuoi o non vuoi, l’azienda che tiene in vita il progetto Ubuntu deve pur cercare di far cassa. Ci ha già provato con Ubuntu One Music Store, il negozio virtuale che, sulla scia del ben più noto iTunes, propone in vendita brani musicali. Ma, almeno per ora, i risultati sono pressoché nulli.

Accanto all’Ubuntu One Music Store, c’è il ben più usato Ubuntu One, lo spazio cloud offerto a tutti gli utenti della distro. Peccato, però, che buona parte di questi, utilizza un account di tipo gratuito. Da dove far arrivare un po’ di utile? Ed ecco la dichiarazione ufficiale di Jono Bacon, Community Manager di Ubuntu:

Per ogni prodotto venduto (non solo cercato) su Amazon o su Ubuntu One Music Store, Canonical riceverà un piccolo margine. Questo margine per affiliati è un modo utile in cui possiamo generare un guadagno che possiamo investire nel progetto Ubuntu e dotarlo di nuove caratteristiche, per mantenere la nostra infrastruttura e migliorare Ubuntu in generale.

Senza ombra di dubbio i fini sembrano essere nobili: i soldi guadagnati, stando a quanto dichiarato, serviranno per rendere il progetto Ubuntu ancor più completo e funzionale. Ma, questa nuova idea di Canonical sembra essere stata presa in maniera troppo frettolosa e, in un certo senso, anche scorretta: a rimetterci, infatti, sembrano essere proprio gli utenti finali che devono quotidianamente fare i conti con tutta la pubblicità che popola il Web e da oggi anche nel proprio PC!

Fonte: The Register

twittergoogle_pluslinkedinmail
  • fgthfghg

    molto meglio debian… ubuntu lasciato alla 10.04 (ancora oggi supportata) in dual boot con debian… al bando unity e tutte le boiate introdotte…

  • gionni

    cercare tra i propri file e trovare una miriade di risultati inutili, che non c’entrano niente con quel che stiam cercando, e pure fastidiosi.. canonical ha fatto centro ancora una volta

  • libcyborg

    le boiate sono quelle di chi dice stupidaggini come le vostre….va pure con debian e stattene lì….qualche d’uno sta invece cercando di crescere nel consumer e uscire dalla nicchia cercando quindi forme di guadagno che mirino all’auto finanziamento continuo volto a incassare danaro da reinvestire in ricerche. sviluppi, e pubblicità ricordandovi che canonical è un’azienda ltd e ha delle linee guida da azienda e da tale cerca di crescere nel consumer tenendo fede ai requisiti base richiesti dal mondo commerciale per raggiungere una certa notorietà e diffusione oltre che qualità…se non siete d’accordo allora statevene lì con s.Ignunzio e pastor Stallman e cantatevi la canzone del software libero e non rompete i maroni.

  • libcyborg

    …e poi se con la pubblicità e con i guadagni per i dounload di media quali musica ecc attraverso accordi economici con amazoon & co si può migliorare l’os e diffonderlo con maggior rapidità lo trovo cosa assolutamente giusta….ubuntu adaware? certamente sì!! pensa a apple user che gli fan pagare pure l’aria che respirano! cosa vi lamentate? siete sempre i soliti snob….conservatori

  • http://www.facebook.com/renato.giordanelli Renato Giordanelli

    Ma non ci lamentiamo, se con ubuntu one non ha ricavato nulla, devono trovare un modo per fare soldi e far crescere il sistema? E poi è anche comodo, mi serve una ps3 e lo scrivo sul cerca di ubuntu. Ottima mossa

  • http://twitter.com/woddy68 coppa carlo

    Sento parlare molto di questa cosa di amazon, ma quanti che ne hanno parlato lo hanno fatto con cognizione di causa ? Pochi !
    innanzi tutto quello che qualche detrattore di Ubuntu chiama pubblicità, altro non sono risultati di ricerca.
    Non è vero che cercando un’applicazione si ottengono i risultati di amazon, è falso ! Se io cerco un’applicazione nella lens delle applicazioni otterrò risultati solo in locale e in USC. I risultati di amazon escono solo quando noi andiamo a fare una ricerca nella home, perché nella home la ricerca è generale e quindi oltre alle applicazioni, file, immagini ecc in fondo compaiono 5 risultati di amazon, per vederli occorre solitamente scendere fino in fondo. In questi risultati poi non compaiono evidenti simboli pubblicitari.
    Per farla breve, io manco me ne ero accorto che l’avevano messa !
    Ora comunque c’è anche un tool per disabilitare le ricerche web e se proprio vi sta sul c… questa lens, da USC si disinstalla con un click. Come sempre tanto rumore per niente, ma un motivo come un’altro per sparare cazzate su Ubuntu !