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Cambio al vertice per openSUSE

19 luglio 2007 Visualizzazioni: 472 Business

Il PLIO dice no allo standard OOXML

Gli esperti dell’Associazione PLIO (Progetto Linguistico Italiano OpenOffice.org), dopo aver esaminato le circa 6.000 pagine di specifiche del formato Microsoft Office Open XML adottato da Office 2007, ritengono che il formato stesso debba essere sottoposto a una sostanziale revisione prima di poter essere approvato come standard.

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I problemi principali sono stati riassunti in un documento inviato a Uninfo, l’ente che rappresenta l’Italia all’interno dell’ISO (International Organization for Standardization), e che è stato chiamato a fornire un parere sulla validità del formato e sull’opportunità di adottare una procedura fast track per la sua approvazione, e sono evidenziati di seguito:

  • la possibilità di includere parti di documenti in formato proprietario – RTF e MHTML, o formati chiusi delle precedenti versioni di Microsoft Office – fa sì che solo Microsoft sarà in grado di utilizzare lo standard mentre tutti gli altri saranno costretti ad usare un sottoinsieme dello stesso;
  • l’assenza di opzioni di interoperabilità con gli standard ISO esistenti e già in uso, come il formato ODF, standard ISO/IEC 26300:2006, nei confronti del quale non ci sono rimandi, nonostante l’ambito applicativo sia lo stesso e il processo di standardizzazione sia terminato da più di un anno, ma siano addirittura presenti più soluzioni incompatibili;
  • la possibilità di includere parti binarie non specificate, che apre le porte a un’estensione del formato e consente a chiunque di aggiungere delle caratteristiche estranee al formato stesso, trasformandolo da formato aperto a formato chiuso e proprietario, caratteristica che collide con il concetto di standard aperto;
  • la presenza di una sola implementazione completa sul mercato, che è costituita da un software proprietario – Office 2007 – che difficilmente potrà essere preso a riferimento da chi intende adottare il formato;
  • la mancanza di chiarezza sulla proprietà intellettuale del formato, in quanto la licenza attribuisce la proprietà a Microsoft e tutela le terze parti, che adottano il formato stesso con una generica promessa a non perseguire (anche questo va contro il concetto di standard aperto);
  • il mancato rispetto di alcune direttive del comitato JTC1, che ha il compito di esaminare e approvare il formato, come quella che richiede la disponibilità di un periodo di tempo sufficiente per un’analisi approfondita delle specifiche e la verifica della loro stabilità (soprattutto se il volume delle specifiche è di circa 6.000 pagine di testo);
  • la presenza di numerose contraddizioni all’interno del testo e delle definizioni, che in alcuni casi prendono a riferimento standard obsoleti, come nel caso di codici linguistici che usano un sottoinsieme dello standard ISO 639 e che escludono di fatto il supporto di molte lingue.

Per tutti questi motivi, l’Associazione PLIO è contraria al processo di fast track; suggerisce un iter di discussione analogo a quello adottato per lo standard Open Document Format — che ha seguito la procedura normale e ha tratto vantaggio dal contributo di più aziende e organizzazioni — e auspica una revisione del formato Office Open XML a partire dallo standard ISO/IEC 26300:2006 per realizzare un formato dei documenti da ufficio veramente interoperabile, a vantaggio non di una sola organizzazione, ma di tutti gli utenti.

Per chi desiderasse approfondire il tema, sul sito del PLIO sono disponibili tre documenti in inglese che forniscono ulteriori elementi di giudizio: una sintesi dei commenti tecnici dell’Associazione; un confronto tecnico tra ODF e OOXML, scritto da Edward Macnaghten per conto dello UK Action Group della ODF Alliance; ed un Achieving Openness, una comparazione più generale tra ODF e OOXML, scritto da Sam Hiser per conto della ODF Alliance.

di Francesca Beatrice Cice - Programmazione.it

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