Gli sviluppatori del kernel Linux hanno rilasciato delle nuove patch che consentirebbero di migliorare sensibilmente le prestazioni dei dischi ibridi sul sistema operativo del Pinguino.
Classico hard disk o SSD? Questa è la domanda che ormai da diverso tempo balza nella mente di molti utenti. Se da un lato i dischi a stato solido offrono prestazioni da capogiro, infatti, dall’altro non sono ancora in grado di offrire lo stesso margine di sicurezza di un classico disco rigido e, anche dal punto di vista economico, il passaggio non ancora del tutto conveniente. Basta fare una rapida ricerca sul Web e dare un’occhiata al costo di un SSD da più di 500 GB. Ma ciò non vuol di certo dire che bisogna rinunciare ad un disco a stato solido: ognuno giunge alle sue conclusioni. Sta di fatto che un bel po’ di utenti preferiscono affidarsi a soluzioni ibride, ovvero a dischi rigidi nei quali c’è anche una piccola (o grande) SSD.
Il normale disco viene utilizzato per l’archiviazione dei dati, mentre l’SSD per le funzionalità di caching o per avviare i file che vengono utilizzati più frequentemente. Tutto ciò, è gestito dallo standard SATA 3.2 che ha fatto il suo debutto ufficiale già nell’agosto del 2013. Ma, il kernel Linux come digerisce questa funzionalità ? Male, o almeno ciò accadeva fino a qualche ora fa. Gli sviluppatori non avevano infatti rilasciato ancora patch capaci di far lavorare tale tecnologia bene anche con il sistema operativo del Pinguino.
Stando ai primi test, grazie a queste patch, le prestazioni dei dischi ibridi su Linux dovrebbero migliorare del 50% nei tempi di avvio del sistema operativo, del 45% per l’avvio delle applicazioni e rendere il browser fino a 4 volte più veloce. Se vogliamo scoprirne di più o procedere subito al download non ci resta che dare un’occhiata a questa pagina.
Fonte: Phoronix