Pare che il nuovo sistema operativo di casa Microsoft integrerà UEFI Secure Boot Protocol, ossia la parte dedicata al boot delle specifiche UEFI (Unified Extensible Firmware Interface).
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Sebbene esso sia stato ufficialmente inserito per migliorare il boot, rimpiazzando l’ormai vecchio ed inefficiente BIOS, potrebbe in realtà nascondere un secondo e meno onorevole scopo. Esso richiede, infatti, che una o più chiavi siano installate direttamente nel firmware di sistema, impedendo il caricamento di software o driver non firmati con le suddette chiavi. Oltre a questo vi sono un altro gruppo di chiavi che permettono la comunicazione tra sistema operativo e firmware. Un sistema operativo firmato con tali chiavi diventa l’unico che può aggiungere, o inserire in una “blacklist”, i vari componenti software. Non ci sono autorità esterne di firma. Se un produttore inserisce le sue chiavi nella macchina, esso è l’unico in grado di giudicare quali software sono validi e quali no.
Purtroppo potrebbero esserci problemi anche nel fornire versioni firmate di Linux. Prima di tutto un qualsiasi bootloader GPL sarebbe costretto a rivelare le chiavi, ma più importante, vista la stretta relazione tra kernel e bootloader che ci sarà in futuro, potrebbe diventare molto difficile per utenti e sviluppatori utilizzare propri kernel, in quanto anche essi dovranno essere firmati (niente meno che) dai produttori. Non vi è ancora niente di chiaro, neanche se sarà possibile disabilitare questa opzione via software. L’unica cosa certa è che Microsoft continua a spingere molto affinché UEFI venga inserito, annunciando tutte le migliorie grafiche e di performance che esso comporterà. Il fatto che non vi sia accenno a questa caratteristica del nuovo sistema di boot fa però riflettere molto.


