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21 novembre 2014 Visualizzazioni: 1700 Al Bar, Copertina, Software

Systemd e Debian: la “guerra” continua

Ian Jackson, creatore di dpkg e sviluppatore Debian ha presentato le sue dimissioni dal comitato tecnico. Il motivo? La sua proposta era quella di far scegliere agli utenti quale sistema di init utilizzare. Ma alcuni vogliono systemd, senza se e senza ma.

Ne avevamo già parlato qualche giorno fa. Ed oggi, eccoci di nuovo pronti a condividere con voi una notizia che riguarda systemd, il nuovo sistema di init che sta generando parecchi pareri contrastanti nella comunità Debian (leggi, Systemd: quando gli sviluppatori scappano impauriti). Il nostro obiettivo, come qualcuno ha liberamente commentato nel precedente articolo, non è di certo quello di dar fiato alle trombe con problematiche prettamente politiche (né tanto meno vogliamo generare una guerra fratricida), ma vogliamo più semplicemente riportare lo stato reale dei fatti. Senza scendere nel puro tecnicismo di systemd, è vero, ma andando ad analizzare le conseguenze generate dalla scelta del nuovo sistema di init.

Citando uno dei commenti che abbiamo più apprezzato (dell’utente morrizor), “[…]qui non si tratta di bloccare l’innovazione, non si tratta di non avere un nuovo sistema di init.[…]”. Ma, allora, perché gli utenti non guardano di buon occhio systemd? Il suo creatore, Poettering, già noto per essersi più volte messo contro Linus Torvalds (leggi, Attacco alla comunità Linux: tutti contro Poettering) è visto dalla comunità Open Source come un “bulletto, brufoloso e incompetente” (sempre citando il commento di uno dei nostri lettori). E ciò non per partito preso, ma per il modo in cui systemd è stato scritto e, ancor di più, per il suo meccanismo di funzionamento. Sta di fatto che a non poter digerire systemd non sono solo una bella fetta di utenti, ma anche (cosa ancor più preoccupante) un bel po’ di sviluppatori. E uno di questi è Ian Jackson, sviluppatore Debian a cui si deve la scrittura di dpkg (giusto per citare uno dei suoi successi).

Jackson aveva avanzato un’interessante proposta proprio relativa a systemd. Per placare tutte queste polemiche e per accontentare qualsiasi utente, aveva proposto una soluzione di compromesso: gli utenti devono decidere quale sistema di init utilizzare. Democratica, no? Peccato solo che il comitato tecnico di Debian abbia respinto tale proposta, non solo negando dunque agli utenti la possibilità di scegliere, ma generando le dimissioni di Ian Jackson dal comitato stesso.

Dunque, tirando le somme, la guerra fratricida pare che la stiano combattendo proprio i vertici di Debian. Ma questa è solo una delle tante supposizioni. Quel che è certo è che il dibattito su systemd non sembra ancora placarsi. Ma prima o poi, una soluzione arriverà. Non credete?

debian-jessie

Fonte: Softpedia

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  • http://deasproject.altervista.org/blog/ Dea1993

    ma c’è davvero bisogno di fare tutto sto putiferio per un sistema d’avvio??
    daii suu, tutte le principali distro linux sono passate a systemd e non è morto nessuno, posso capire che ad alcuni non piaccia ma non capisco il motivo di queste “guerre” interne nei team di sviluppo

    • michele casari

      se facesso solo l’init, nessuno si sarebbe arrabbiato.

    • http://www.level28.org/ Matteo Panella

      Non è questione di “piacere o meno”, è che alcuni casi d’uso “marginali” (leggasi: non previsti dagli autori) sono incompatibili con systemd per come è stato progettato e realizzato quest’ultimo e Poettering & co. hanno fatto capire più che bene che non gliene frega nulla di questi casi d’uso - anzi, è il sintomo che “sono sbagliati” (sicomeno).

      Comunque, piccolo dettaglio: Jackson *non* si è dimesso dal progetto, ha “solo” abbandonato il Tech CTTE, e l’ha abbandonato (cito) “perché è esausto”.

      • http://deasproject.altervista.org/blog/ Dea1993

        ok allora systemd non va bene, quindi la domanda è… c’è un altro sistema di init in grado di sostituirlo? il vecchio init senza avvio parallelo non va più bene, upstart è una soluzione paragonabile?? offre le stesse performance ma allo stesso tempo risolve i problemi di cui si lamentano gli sviluppatori?? se la risposta è no, allora è stupido lamentarsi, visto che bisogna prima creare un’alternativa valida poi solo a quel punto ci si può lamentare.
        se la risposta è si, sorge un’altra domanda… perchè allora nessuno lo vuole e tutti scelgono systemd??

        • http://www.level28.org/ Matteo Panella

          La storia dei tempi di boot è stata dibattuta ad nauseam: su un server degno di tale nome il tempo passato nel POST è di due ordini di grandezza superiore a quello speso tra l’avvio di init e l’avvio dei servizi. Su un’istanza di un servizio IaaS il tempo maggiore è speso in cloud-init (che è un choke point per l’intero processo di boot perché deve ottenere la configurazione del sistema dal metadata server per poter contestualizzare correttamente l’istanza) piuttosto che nel resto del boot.

          L’avvio parallelo è un altro non-problema: le dipendenze serializzano comunque l’avvio di servizi interdipendenti, quindi il guadagno reale è minimo (se non nullo).

          Gli unici a guadagnarci sono i desktop (forse), ma così torniamo al discorso di partenza: lo scope di systemd è limitato, però viene proposto come “soluzione universale”.

          Sul “lamentarsi”, lascia che ti dica una cosa: se il mio workflow viene rotto dall’oggi al domani senza un valido motivo e devo spendere mesi (anni?) per adattarlo a systemd, ho tutto il diritto di incazzarmi.

  • Alessio Treglia

    Vedo con piacere che ormai sfornate cazzate a rotella: Ian Jackson non si è dimesso dal progetto, ma dal Technical Committee.