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Open Source? Per i clienti Red Hat no, grazie!

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25 ottobre 2012 Visualizzazioni: 766 Business, Copertina, Software

Quanto vale un software Open Source?

Calcolare il valore reale di un software Open Source non è per niente facile. Per farlo, è necessario distinguere il valore monetario dal valore d’uso. Scopriamone di più.


Rispondere a questa domanda non è di certo facile. Mentre per il software proprietario basta guardare alla monetizzazione reale del prodotto finito, con un OSS (acronimo di Open Source Software) tutto diviene più difficile.

Ciononostante, sfruttando il cosiddetto “principio di sostituzione”, si può arrivare a quantificare il reale valore di un software Open Source. Sostanzialmente, basta calcolare quanto denario sia necessario per sostituirlo con un’alternativa chiusa e a pagamento.

Tuttavia, questo approccio nel calcolare il valore di un software Open Source potrebbe non funzionare: come ben sappiamo, infatti, non sempre è possibile ritrovare una valida alternativa, a meno che quest’ultima non venga riscritta da zero. E poi c’è un altro fattore non irrilevante: gli utenti finali potrebbero non essere disposti a mettere le mani in tasca per utilizzare un software proprietario e chiuso specialmente se ne esiste già una versione abbastanza performante ed Open Source. Ciò non fa che determinare un valore reale di mercato del software aperto in questione molto più basso del dovuto.

Per chiarire meglio questo concetto possiamo fare un semplice esempio. Supponiamo che nel mondo siano presenti unicamente televisori in bianco e nero e che una sola azienda sia in grado di produrre TV a colori. È chiaro che, quelle a colori avranno un prezzo ben più alto rispetto alle alternative in bianco e nero, quindi, nel caso in cui tutti i proprietari di televisori in bianco e nero decidessero di passare ad una visione a colori, il ricavo totale dell’azienda sarebbe dato dal costo del televisore a colori moltiplicato per il numero di acquirenti. Fino a qui tutto semplice.

Per assurdo, però, immaginiamo che un segnale magico consenta ai vecchi televisori in bianco e nero di mostrare immagini a colori. L’unica azienda che produce TV a colori non riuscirà a vendere un solo prodotto! Al contrario, tutti i possessori di televisori in bianco e nero saranno felici: non avendo speso un solo centesimo, il valore d’uso del loro prodotto è aumentato notevolmente.

Appare quindi evidente che c’è una notevole differenza tra valore monetario e valore d’uso. Ed è proprio quest’ultimo il valore fondamentale nel calcolare il reale valore di un software Open Source: gli utenti non tolgono di tasca denaro, ma sono felici nell’utilizzare un OSS?

Per farlo, è necessario prendere in considerazione due differenti fattori, ovvero la stima dei risparmi direttamente imputabili all’utilizzo del software Open Source e il tempo/risorse impiegate per lo sviluppo del software stesso.

Dopo una serie di calcoli che competono più ad economisti che ad informatici, possiamo affermare con un buon livello di certezza che il limite inferiore di risparmio che riesce a portare un software Open Source per l’economia europea è di almeno 116B €!

Cosa accadrebbe se tutte le amministrazioni pubbliche e private adottassero unicamente software Open Source? Quanti soldi si potrebbero realmente risparmiare ed essere investiti per la crescita (non solo economica) di un Paese? A voi la parola.

Fonte: Carlodaffara.conecta.it

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  • Carlo Daffara

    Se posso suggerire due modifiche: l’url di provenienza e’ carlodaffara.conecta.it (con una N sola); in secondo luogo una versione piu’ recente dello stesso lavoro di ricerca, con dati aggiornati al 2012, e’ reperibile come parte dei proceedings della prima conferenza organizzata da OpenForumEurope (http://openforumacademy.org/library/ofa-research/ofa-research) e in forma di slides qui (http://www.slideshare.net/cdaffara/economic-value-of-open-source-14861646)

  • http://twitter.com/FedericoRazzol1 Federico Razzoli

    La riflessione è sicuramente interessante. Penso però che venga ancora sottovalutato un processo di sviluppo (e quality assurance, e documentazione) a cui partecipa un’intera comunità. Perché il contributo della comunità non è quantificato come le ore di lavoro degli sviluppatori. Non è nemmeno quantificabile attravero la percezione degli utenti, i quali ad esempio potrebbero essere afflitti da bug di cui non si accorgono (nel caso in cui un database dia risultati numerici sbagliati, per esempio) o sottovalutare il tempo che perdono aspettando i tempi di un software lento, o tentando di trovare informazioni su difetti di un software che non ha un bug tracker pubblico.