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10 ottobre 2014 Visualizzazioni: 557 Al Bar, Copertina

Quando l’Open Source si tinge di rosa…

Il mondo dell’Open Source non è fatto di soli uomini. Accanto a loro, ci sono altrettante donne capaci di rivoluzionare il settore dell’informatica. Ecco 5 delle personalità più importanti che tingono di rosa Linux e l’Open Source.


Il numero di sviluppatori che quotidianamente dedicate del tempo al mondo dell’Open Source è pressoché inquantificabile. E la cosa non può che renderci felici, proprio perché segno tangibile che le cose stanno prendendo il giusto piede. Aziende di tutto il mondo decidono di aprirsi, abbandonando quelle soluzioni proprietarie e dietro le quali non si sa cosa si nasconde. E le stesse aziende investono denaro, alcune volte molto più di quello che possiamo immaginare, per creare nuovi team di sviluppo che, seppur stipendiati da una singola azienda, fanno del bene all’intera umanità.

Ma ci sono troppi luoghi comuni che ruotano attorno a Linux e all’Open Source. Ad esempio, c’è chi pensa che una “zucca informatica” sia necessariamente di sesso maschile. Perché mai? Dove sta scritto che gli uomini siano gli unici (e i migliori) programmatori disponibili sulla faccia della Terra? E lo stesso discorso vale se si esce dall’ambito della pura programmazione. Ci sono sistemisti donna che sarebbero capaci di azzittire un team formato almeno da 10 uomini. L’informatica, l’Open Source e Linux non hanno sesso. Fortunatamente. Oggi abbiamo dunque deciso di puntare i riflettori su 5 dei più importanti esponenti dell’Open Source in rosa. Solo 5 di chissà quante migliaia. Ma 5 personalità che stanno regalando all’intera comunità, nel loro piccolo o nel loro grande, contributi davvero rivoluzionari.

Basti pensare a Carol Smith, del team Google. Un nome che con ogni probabilità molti di noi non hanno mai sentito nominare ma dietro al quale ruotano importantissimi progetti. Un esempio su tutti è il Google Summer of Code, il programma firmato Big G che permette agli studenti sviluppatori di trascorrere un’intera estate a lavorare sul codice di numerosi progetti Open Source. Un evento estremamente formativo e per il quale molti farebbero a pugni pur di parteciparvi.

Così come Katrina Owen, una “semplice” autodidatta dagli studi in biologia molecolare e chimica biologica ha deciso di migrare al mondo dell’Open Source, appassionandosi sempre più alla programmazione. Si deve a lei la nascita di Exercism, il sito Web che permette agli sviluppatori di tutto il mondo di commentare e imparare dal lavoro che gli altri membri decidono di condividere. Una sorta di palestra on-line per programmatori. La stessa Katrina Owen consiglia a tutte le donne amanti dell’Open Source:

Trova i problemi che ti piace risolvere e quindi concentrati sulla loro soluzione. Non preoccuparti troppo di ciò che le persone stanno dicendo o pensando. Il lavoro trionfa sulle opinioni.

Ma di donne che hanno davvero cambiato il mondo (o parte di esso) ce ne sono davvero tante. Jennifer Pahlka è un altro esempio. Grazie alla sua organizzazioni senza scopo di lucro Code for America è stata in grado di rivoluzionare la pubblica amministrazione a stelle e strisce, dimostrando che il lavoro del governo statunitense può essere altamente innovativo.

Lo stesso discorso vale per Leah Silber, del team Tilde, che sviluppa quotidianamente Ember.js, una libreria Open Source utile per la creazione di applicazioni Web. E, infine, puntiamo i riflettori su Danase Cooper che, a detta del suo curriculum (di qualche anno fa) con il mondo dell’informatica non avrebbe dovuto aver nulla a che fare. Una laurea in lettere francesi. Una laurea che le ha però permesso di concentrarsi sull’insegnamento della programmazione sfruttando dei percorsi neuronali. Danese vola da un’azienda all’altra: Apple, Intel, Symantec, il gigante (ma Aperto) Wikipedia ed ora PayPal dove lavora allo sviluppo di strategie Open Source.

Come già detto, la lista di tutte le donne che quotidianamente dedicano del tempo all’Open Source è infinita. Ma bastano solo queste 5 per far cadere questo stupido mito. Peccato che di miti che riguardano Linux e l’Open Source ce ne siano davvero troppi.

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Fonte: Opensource.com

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